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La moda uomo torna a crescere

Dopo un 2020 segnato da un brusco calo di fatturato (-19,5%), nel 2021 il settore della moda maschile italiana ha cominciato il suo recupero, crescendo del 15,2% e tornando così a superare i 9,4 miliardi di euro.

La buona performance, tuttavia, non è stata sufficiente a colmare le perdite rispetto ai livelli del 2019: degli oltre 1,9 miliardi persi nel corso del 2020 resta ancora un gap di quasi 740 milioni (-7,3%).

In altre parole, il fatturato 2021 risulta inferiore del -7,3% rispetto a quello pre-pandemico. Questi i dati diffusi da Sistema Moda Italia per Pitti Uomo 102. In Fortezza sono stati registrati circa 640 i marchi (di cui il 38% esteri).

Il comparto italiano punta deciso sull’export


Come sempre l’export è ciò su cui puntano le aziende. Sempre guardando al 2021 le esportazioni di menswear sono cresciute del 13,4%, tornando a superare i 6,6 miliardi di euro. Allo stesso tempo, l’import sperimenta una variazione pari al +7,9% e si porta a 4 miliardi circa. Nel primo trimestre del 2022 la tendenza positiva è proseguita: l’export è cresciuto del 6,3%, per un totale di oltre 1,7 miliardi di euro, e, allo stesso tempo, l’import registra un +22,6%, per un totale di quasi 1,4 miliardi di euro. Tra i primi mercati restano sempre Francia, Germania, con un balzo degli Usa (+57,9%), oltre alla Svizzera (come hub logistico). Di contro, flettono le vendite di moda uomo dirette in Cina (-1,9%).

Con riferimento alla Russia il primo trimestre del 2022 ha visto un calo pari al 22,5%. Se si passa ad analizzare il mercato italiano, emerge un quadro altrettanto di recupero, ma ancora lontano dai livelli pre-pandemici. Con riferimento all’anno solare 2021, gli acquisti di moda maschile da parte delle famiglie residenti hanno assistito a una inversione di tendenza, dopo il crollo del 2020 (-30,1%), raggiungendo una crescita del 22%. A livello di canale distributivo (i dati sono relativi al periodo marzo 2021-febbraio 2022), il mercato uomo nazionale si conferma dominato dalle catene (+36,2%), seguite dalla Gdo (+40,6%) e poi dal dettaglio indipendente, cresciuto del 56%. Al contrario, l’online, dopo il boom durante la pandemia, accusa una frenata (-12,6%).

Fonte: Ansa.it